Quantcast
Channel: SALOTTO PRECARIO » lavoro precario
Viewing all articles
Browse latest Browse all 10

Roma, 15 ottobre: arriva il Revolution Day!

$
0
0

Ciao, rieccoci qua.
Le pubblicazioni di Salotto Precario da oggi riprendono. Esse procederanno con un ritmo di due-tre post a settimana.

Come profetizzato – ma non occorreva essere dei geni – in quest’articolo e pure in quest’altro, stiamo per entrare in una fase di “autunno caldo” per ciò che riguarda l’Italia, nonché in una fase di contestazione generale per ciò che riguarda l’Occidente.
Parliamo, allora, del primo appuntamento riguardante entrambe le cose: la manifestazione del 15 ottobre a Roma. Facciamolo mettendo in forma una finta intervista.

Qual è il tema della manifestazione?

Innanzitutto, si tratta di un appuntamento europeo. La manifestazione è stata indetta dagli Indignados spagnoli e si svolgerà in 210 città del mondo. Il tema, a livello internazionale, riguarda la crisi economica e, specificamente, si contestano le misure imposte dalla Banca Centrale Europea ai paesi a rischio-default; sul debito pubblico, poi, si rivendica il “diritto all’insolvenza”. Questo per ciò che riguarda il nocciolo, ovvero l’economia politica. Poi, come al solito, ci sono addentellati ulteriori sulla democrazia, sui migranti e via dicendo. Infine, va sottolineato che il nome internazionale dell’appuntamento è Revolution Day: per la prima volta da decenni, la parola “rivoluzione” torna dunque nel linguaggio della sinistra e ciò – comunque la si pensi – è un evidente segno di mutamento di fase.

Chi sono i promotori?

A livello internazionale l’ho già detto: sono gli Indignados spagnoli. In Italia, il Coordinamento 15 ottobre ha rimesso attorno a un tavolo i protagonisti del movimento no-global del 2001, più i soggetti sorti nel frattempo: Popolo Viola, Indignados italiani e nuovo movimento studentesco.

Sì, ma perché bisogna andare a questa manifestazione?

Allora, i motivi eccoli qua:
1) Se pensate che per contrastare la crisi sia sufficiente eleggere le persone giuste e quindi aspettare che pensino a tutto loro, beh, allora vivete nel Mondo delle Fate. Uno dei problemi, qui e ora, è contrastare le indicazioni di macelleria sociale che provengono dalla BCE, proprio come stanno facendo i lavoratori greci in queste ore. Per contrastare un’istituzione del genere, infatti, occorre la piazza. E se la piazza si muove contro i vertici finanziari, anche i rappresentanti istituzionali della sinistra possono sentirsi pressati in una certa direzione. Volete un esempio? Ecco, allora leggete di questo scontro interno al vertice del principale partito del centrosinistra, ovvero il PD: una diatriba tra Stefano Fassina ed Enrico Letta che riguarda, per l’appunto, l’essere pro o contro le direttive della Banca Centrale. Che dite? Sarà il caso o no di dare una spintarella al dibattito politico italiano in una direzione anziché in un’altra? Tale spintarella, per l’appunto, la può dare la piazza. (Ah, un suggerimento: se qualcuno vi dice che manifestare contro la BCE significa essere anti-europei, sputategli in un occhio.)
2) La miccia si è accesa negli Stati Uniti, con le contestazioni a Wall Street di questi giorni. Orbene, cosa succede quando il conflitto sociale prende fuoco in America? Succede che si apre una fase di contestazione globale, ecco cosa succede. C’è bisogno di ricordare cosa si è smosso dopo gli scontri a Berkeley del 1967? Oppure dopo gli scontri a Seattle del 1999? No, vero? Ecco, bene, allora vedete un po’ voi se è il caso di esserci o no.
3) Siccome nella Storia ci sono le invarianti ma è parimenti vero ch’essa non si ripete, vi è una differenza cruciale tra questo movimento e quello no-global: stavolta ha un ruolo preminente la tematica del lavoro, soprattutto precario. Quindi, chi segue questo sito sa che tale tema è, a nostro parere, il punto di precipitazione di tutte le contraddizioni. Dunque, non è il momento di fare gli schizzinosi: a questo movimento bisogna aderire.

Questo movimento ha una piattaforma rivendicativa chiara?

Beh, se per piattaforma s’intende proposte normative articolate, direi di no. Ci sono delle rivendicazioni generali, perlopiù condivisibili: diritto al reddito, diritto all’insolvenza (del debito), rivendicazione dei beni comuni come l’acqua, creazione di un nuovo welfare.
(Poi, sui migranti, si propone la “rottura del legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno”… uhm… ehm… facciamo che di questo ne parliamo a parte in un altro articolo, va là…)

Ma che, per caso c’è George Soros che tira le fila?

Direi proprio di no. Sappiamo, però, che questo speculatore – che finanzia “rivoluzioni” pro-capitaliste un po’ in tutto il mondo – l’altro giorno ha espresso solidarietà ai manifestanti americani.
Beh, allora mettiamola così: come la sinistra istituzionale deve levarsi di torno gli uomini della banca d’affari Goldman Sachs, la sinistra di movimento deve, parimenti, levarsi Soros dalle palle.

Ci saranno scontri?

Beh, ecco… forse sì. C’è che una parte del movimento ha intenzione, a manifestazione conclusa, di creare un presidio sotto il Parlamento. Come a Madrid, come ad Atene, nonché come a New York sotto la sede della Borsa. Si tratta di azioni dirette, di prove di forza ma, in ogni caso, di tipo non-violento. Il problema è che qui siamo in Italia e la polizia potrebbe voler impedire questo sit-in; quindi, da lì in poi, potrebbero sorgere tafferugli.
Però, suvvìa, è ovvio che per cambiare le cose occorra affrontare qualche ostacolo. Qui non si sta parlando di ideali astratti. Siamo di fronte a una crisi destinata a peggiorare e che colpirà le nostre tasche, la nostra vita quotidiana. Onde per cui poche storie: è arrivato il momento di muovere il culo.

Il video promozionale della manifestazione


Viewing all articles
Browse latest Browse all 10

Latest Images

Trending Articles