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Teatri Precari: un breve resoconto.

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Ciao a tutti, Salotto Precario ha sospeso per un po’ di giorni le pubblicazioni a causa della manifestazione culturale che è oggetto di questo post.
Ecco a voi, infatti, una breve auto-recensione della rassegna Teatri Precari, svoltasi a Bologna presso la Corte del Quartiere Saragozza dal 1° al 5 luglio, organizzata dall’associazione Amorevole Compagnia Pneumatica in collaborazione col web magazine Salotto Precario.

Una rassegna nazionale fatta senza una lira

Innanzitutto, va ricordato che Teatri Precari è stata una rassegna nazionale – cui hanno partecipato, cioè, artisti provenienti da varie parti d’Italia – realizzata, però, senza un solo centesimo di finanziamento pubblico.
Il nostro auspicio è che il nuovo Assessore alla Cultura di Bologna, Alberto Ronchi, sappia riconoscere e valorizzare questo dato. No, lo dico perché egli non si è visto né a Teatri Precari né alla successiva rassegna “gemellata”, ovvero Biopolitiche del Teatro (svoltasi dal 6 al 9 luglio nello stesso luogo e organizzata dall’associazione Jurta).

1° luglio: dibattito precario e Compagnia Equilibristi

La rassegna si è aperta con un aperitivo cui sono stati invitati i collettivi autorganizzati di precari bolognesi: della scuola, della ricerca universitaria, delle biblioteche e del giornalismo.
I portavoce di ciascuna di queste realtà hanno svolto delle auto-narrazioni sulla propria situazione vertenziale e bio-politica. Abbiamo quindi potuto ascoltare racconti particolareggiati, tecnicamente competenti e ricchi d’informazioni. L’unica cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso e stato un certo “spleen” dominante un po’ in tutt’e quattro le relazioni: una pessimistica sfiducia, cioè, sull’effettiva esistenza d’un movimento dei precari nonché sul grado di coscienza collettiva raggiunto da questi ultimi.
A tracciare un quadro più ottimista hanno pensato Alessandro e Giulia di San Precario, brand/network milanese e non solo: con una ritmata video-conferenza, hanno narrato le esperienze di produzione creativa e simbolica collegate a un decennio di mobilitazioni e lotte dei precari, svoltesi principalmente nel capoluogo lombardo.
Al termine della serata, è andato in scena lo spettacolo Working Class Zero della Compagnia degli Equilibristi, anch’essa di Milano. Su questo spettacolo c’è poco da dire: la drammaturgia – già vincitrice di premi – è ottima e anche la regia (femminile, di Roberta Mandelli) non risulta esser da meno. Buona affluenza di pubblico e grande successo, insomma.

2 luglio: sguardi femminili sulla precarietà

La seconda e terza serata hanno avuto una minore affluenza di pubblico ma, al contempo, un forte consenso da parte di tutti i presenti.
Il 2 luglio si sono susseguite due presentazioni: quella della poetica mostra fotografica Ritratti Precari, a cura della fotografa pesarese Chiara Schiaratura, e quella del surreal-grottesco film a episodi La Ballata dei Precari; quest’ultima presentazione è stata fatta da una delle registe, Silvia Lombardo.
La compresenza di opere così particolari, ritengo abbia conferito alla serata un grado di approfondimento tematico molto elevato. Va detto, inoltre, che per puro caso l’evento ha finito per esser dominato da uno sguardo tutto al femminile sul tema della precarietà (mi verrebbe altresì da aggiungere che le artiste in questione sono anche bellissime ragazze, ma sorvoliamo va là…).
L’unica perplessità, durante entrambe le presentazioni, mi è sorta a partire da alcuni  richiami delle relatrici volti a mescolare l’approccio a-partitico con quello a-politico. Si tratta d’una confusione di termini che in giro si sente spesso ma, nel caso di opere artistiche così pregne di significazione politica,  mi è sembrata piuttosto inesatta.
Ad ogni modo, una grande serata.

4 luglio: arrivano le Partite Iva

La terza serata è stata, se vogliamo, la più politica. Infatti, essa ha visto protagonista una realtà molto strutturata quale Acta, l’Associazione dei Consulenti del Terziario Avanzato, attiva a Milano e avente oltre 1.000 iscritti.
Lo spettacolo promosso e prodotto da Acta – Lo stato del Quinto Stato – è stato recitato da attori non professionisti: abbiamo cioè potuto vedere in scena vere Partite Iva milanesi, in carne e ossa e con tanto di giacca e cravatta, che raccontavano la propria vita. Una curiosità consta del fatto che la pièce presenta qua e là tratti di propaganda politica molto “all’antica” ma ciò, a mio parere, rende il tutto più particolare.  In ogni caso, la regista Marcela Serli ha realizzato un’opera molto ritmata e non priva di momenti suggestivi.
Al termine dello spettacolo, si è svolto un dibattito cui ha preso parte anche Sergio Bologna, uno dei fondatori di Acta nonché uno dei primi, in Italia, ad aver studiato i mutamenti del lavoro autonomo.
Visto che per tutti gli ospiti ho espresso sia elogi che perplessità, anche sui ragazzi di Acta devo dire qualcosa di costruttivamente critico. Io condivido praticamente tutto del loro Manifesto del Lavoro Autonomo. Non capisco, però, il ribadito volersi smarcare dall’ambito del lavoro precario e dalle sue mobilitazioni. In una fase in cui il 44% dei liberi professionisti definisce la propria condizione “precaria”, credo sarebbe logico cercare convergenze fra tutti coloro che non hanno posto fisso e che non avranno una pensione, no?
Detto questo, anche quella con Acta è stata una grande serata.

5 luglio: Fallout Circus

La rassegna si è conclusa con Fallout Circus dell’Amorevole Compagnia Pneumatica. Dal momento che chi scrive è anche autore e interprete del suddetto spettacolo, non mi pare elegante stare a soffermarsi troppo. Diciamo solo che, anche questo lavoro, ha avuto buona affluenza e grande successo. Per chi volesse saperne di più, posso però annunciare che Fallout Circus tornerà in scena a Bologna, presso il Teatro delle Moline, dal 23 al 26 febbraio 2012.

6-9 luglio: Biopolitiche del Teatro

Terminata Teatri Precari, presso la Corte del Quartiere Saragozza è partita la rassegna Biopolitiche del Teatro, organizzata dall’associazione Jurta e ideata dalla nostra redattrice Francesca Rossi.
Questa seconda rassegna – incentrata su opere di teatro di ricerca realizzate da compagnie attive sul territorio – ha ottenuto risultati speculari: buona affluenza il primo e l’ultimo giorno, forte consenso di pubblico.

E per il futuro?

Una rassegna come Teatri Precari non si era mai svolta in Italia. È pensabile e auspicabile riproporne una seconda edizione?
La risposta è: dipende.
Sul piano economico, infatti, una rassegna di questo tipo è assolutamente insostenibile. Ci vorrebbe un minimo di finanziamento pubblico. Ma parliamo di una somma piccola, tipo 3.000 euro.
Per cui, se agli amministratori locali interesserà approfondire il rapporto tra linguaggi artisitici e precarietà bene, altrimenti prenderemo atto del fatto che essi hanno altre priorità.

Ringraziamenti

Un ringraziamento, infine, a tutti i compagni di Salotto Precario, a quelli del Circolo Precari PD, nonché ad alcuni di coloro che hanno lavorato a Vicolo Bolognetti negli anni 2004-2008: senza il lavoro volontario o semi-volontario di tutte queste persone, Teatri Precari non sarebbe stata possibile.

PS:
Esistono anche delle riprese video della rassegna. Nelle prossime settimane, potrete vederli in Rete ovvero sulla nostra pagina facebook.


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